Per mastectomia si intende l’asportazione chirurgica della ghiandola mammaria. Questo tipo di intervento è indicato per la cura di alcune rare patologie benigne (tumore filloide gigante, fibroadenomi multipli o giganti, ecc.) ma soprattutto per il trattamento del tumore al seno, quando non è possibile eseguire un intervento conservativo. La mastectomia viene eseguita in caso di carcinomi infiammatori, tumori localmente avanzati, tumori multicentrici (cioè presenza di diversi focolai di tumore in diverse zone della mammella) o quando il rapporto tumore/mammella è tale da non consentire un soddisfacente risultato estetico con la sola quadrantectomia. Ancora incerte rimangono le indicazioni alla mastectomia profilattica, eseguita cioè senza che sia presente una malattia ma in donne con elevati fattori di rischio, come una forte familiarità o positività ad alcuni test genetici (BRCA1 o BRCA2).
La mastectomia radicale, descritta da Halsted nel 1882, è stato l’intervento di scelta nel trattamento del carcinoma mammario nella prima metà del Novecento; in quest’intervento veniva eseguita l’asportazione di tutta la mammella, inclusa la pelle, i muscoli grande e piccolo pettorale e di tutti i linfonodi ascellari. Successivamente furono messi a punto altri tipi di mastectomie che non prevedevano la resezione dei muscoli pettorali. Infine recentemente sono stati introdotti altri tipi di intervento (denominate mastectomie skin sparing o nipple sparing) che consentono anche il risparmio della cute o del compleso areola-capezzolo e che abbinate alla ricostruzione garantiscono un ottimo risultato estetico. A tutti questi interventi sul seno vanno associati interventi sul cavo ascellare (biopsia del linfonodo sentinella, linfoadenectomia).
La mastectomia, che sia radicale o con risparmio di cute o del complesso areola-capezzolo, viene eseguita generalmente in anestesia generale. Prima dell’intervento bisogna eseguire una serie di accertamenti prescritti dal chirurgo o dall’anestesista (ECG, radiografia del torace, esami del sangue, ecc.). Durante l’operazione possono essere posizionati dei tubi di drenaggio, che servono a far defluire il sangue o altre secrezioni che si possono formare; questi saranno lasciati in sede per alcuni giorni e generalmente non arrecano alcun dolore alla paziente. La sutura della cute può essere eseguita, a seconda dei casi, con dei punti intradermici che non devono essere rimossi, o con dei punti o clips metalliche che vanno rimossi dopo 7-10 giorni: sono comunque sempre necessarie delle medicazioni per controllare lo stato della ferita.
La degenza in ospedale non è lunga, ma dipende dal tipo di intervento eseguito e dalle eventuali complicanze post-operatorie (emorragia, infezione, necrosi dei lembi..) che si verificano in una minoranza dei casi. Successivamente la paziente potrà accusare gonfiore nella sede della ferita, rigidità della spalla, formicolio al braccio operato. Questi fastidi tendono a risolversi spontaneamente, ma se persistono il chirurgo può consigliare come trattarli. La paziente potrà tornare alle normali attività in breve tempo, sempre con il parere del medico che l’ha operata.