La marijuana, come gli alcolici o le sigarette, non dovrebbe avere nulla a che fare con la gravidanza e l’allattamento. Tuttavia la legalizzazione in corso negli USA e la tendenza a minimizzare le conseguenze dell’assunzione stanno facendo crescere il numero di donne che l’assumono durante la gestazione, per motivi di svago o terapeutici.
Parte da questa osservazione lo studio pubblicato sulla rivista Pediatrics e condotto dall’associazione dei pediatri americani. I dati sono preoccupanti: nel 2016 il cinque per cento delle donne in gravidanza aveva consumato marijuana nel mese precedente. Ancora più allarmante è il dato rilevato tra le gestanti di età compresa tra 18 e 25 anni, l’8,5 per cento delle quali aveva fatto uso di cannabis, nel mese precedente l’intervista.
Durante la gravidanza il contatto con i principi attivi della cannabis avviene attraverso la placenta, mentre nell’allattamento l’esposizione del bambino si ha tramite il latte materno. Da qui il monito lanciato dagli autori dello studio che, pur ribadendo la limitatezza dei dati a disposizione, ha ribadito «la preoccupazione per le conseguenze che i principi attivi della cannabis possano avere sullo sviluppo a lungo termine dei bambini». Serviranno nuove prove prima di essere certi delle conseguenze, ma sono diversi gli studi che hanno già dimostrato la capacità della cannabis di «interferire con lo sviluppo neurologico, recando un danno riscontrabile con un calo di attenzione e concentrazione, una maggiore difficoltà nel controllare gli impulsi e nel venire fuori dalle difficoltà».
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