Tumore al seno: la chemioterapia può essere più breve, senza che perda di efficacia. È questa la conclusione a cui sono giunti i ricercatori dell’Università di Cambridge, in Inghilterra. In particolare lo studio si è rivolto alle pazienti con tumore cosiddetto Her2 positivo, in cui la terapia standard prevede, oltre la chemioterapia, il trattamento con Trastuzumab (un anticorpo monoclonale).
La ricerca ha analizzato oltre 4 mila donne, seguite per cinque anni, a cui è stato somministrato il Trastuzumab per sei mesi anziché per un anno. I risultati dimostrano che la terapia più breve ha gli stessi vantaggi di quella standard, riducendo allo stesso tempo gli effetti collaterali, primo fra tutti la tossicità cardiaca.
Le implicazioni di questo studio, se fossero confermate, sarebbero molto importanti, per via della riduzione di tossicità per le pazienti e di un taglio dei costi per il sistema sanitario .“Speriamo che il nostro studio contribuisca a cambiare lo standard clinico per queste pazienti, ma penso che i risultati abbiano ancora bisogno di essere analizzati a fondo prima di poter indicare con certezza che per tutte le donne è opportuno interrompere la terapia dopo 6 mesi” ha dichiarato la dottoressa Helena Earl, autrice della ricerca.
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