Le calcificazioni sono dei depositi di sali di calcio che si formano all’interno della ghiandola mammaria, visibili quasi esclusivamente alla mammografia. In base al diametro si possono distinguere in macrocalcificazioni e microcalcificazioni.
Le macrocalcificazioni, quelle con diametro superiore a mezzo millimetro, sono per lo più causate da patologie benigne, quali cisti, fibroadenomi o processi infiammatori. La loro presenza, che in rari casi può essere evidenziata anche alla palpazione, non genera disturbi e non deve causare allarmismi.
Maggiore attenzione deve invece essere posta alle microcalcificazioni della mammella, cioè depositi di calcio con diametro inferiore a 0,5 millimetri. Queste si definiscono monomorfe o pleomorfe a seconda se la loro forma è uniforme o varia. Inoltre si differenziano in base alla loro distribuzione all’interno della mammella (diffusa, regionale, segmentaria, a cluster…). Le microcalcificazioni non causano alcun fastidio alla donna e non sono palpabili a causa delle loro piccolissime dimensioni. Tuttavia devono essere attentamente valutate da un senologo, perché possono essere associate sia a patologie benigne (adenosi, fibrosi, liponecrosi) che a tumori.
In casi dubbi può essere necessario ricorrere ad una microbiopsia percutanea per precisare l’esatta natura delle microcalcificazioni. Questa procedura, eseguita di solito in regime ambulatoriale, consiste nel prelievo di piccoli frustoli di tessuto mammario, mediante una speciale siringa. La microbiopsia, eseguita in anestesia locale, dura una decina di minuti ed è generalmente ben tollerata dalle pazienti.